La più grande debolezza della violenza è l'essere una spirale discendente che da' vita proprio alle cose che cerca di distruggere. Invece di diminuire il male, lo moltiplica. Martin Luther King

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BRUSCIANO: FESTA DEI GIGLI 2010..FORSE E' GIUNTO IL MOMENTO DI RECUPERARE I VERI VALORI DI QUESTA FESTA ULTRACENTENARIA!!
(del 31/08/2010 @ 16:55:12, in MioBlog, cliccato 3503 volte) View blog reactions
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# 1
Che VERGOGNA, un Sindaco che affigge un manifesto, attaccando due gigli quello della Gioventù e dell'Uragano.
Che VERGOGNA, parla di sanzioni, proprio LUI, che non è stato in grado di far decollare la festa Bruscianese.
Infatti, da che governa questo comune, la festa sta andando finendo, l'ha dichiarato lunedì sera lui stesso, infatti quando afferma che la deve migliorare, significa che l'ha distrutta.
VERGOGNATI sindaco, tu e tutti i tuoi burattini, perchè all'uscita di via G. Esposito non hai fatto spostare il Passo Veloce, forse è il tuo giglio.
Perchè non hai fatto mangiare il panino alla Gioventù a via Esposito, quando c'era il Passo Veloce che lo bloccava.
Perchè la mattina non hai fatto camminare il passo veloce, e hai fatto il modo di bloccare tutti i gigli che seguivano.
Perchè la gioventù non riesce più ad arrivare in via SEMMOLA.
SECONDO IL POPOLO BRUSCIANESE, LE PERSONE DA CENSURARE SONO PROPRIO IL SINDACO E L'INTERA COMMISSIONE FESTA.
RIDATE LA FESTA AL POPOLO, USCITE FUORI DALLA FESTA DEI GIGLI.
Di osservatore bruscianese  (inviato il 31/08/2010 @ 17:39:34)
# 2
Dopo la presunta violenza in danno del primo cittadino (comportamento deprecabile sotto ogni punto di vista), a caldo si gridava a provvedimenti forti contro i due comitati artefici nell'aver esasperato la competizione, o quello che rimane della processione, trasformandola in una sorta di resistenza del terzo millennio. Come volevasi dimostrare era solo fuoco di paglia, pura utopia, poichè i consiglieri alla corte del reuccio, espressione dei due comitati "imputati" subito si sono fatti sentire, tanto è vero che nel manifesto murale ora si dice: "CI SI RISERVA di adottare provvedimenti". Un sindaco con gli attributi, affronta anche l'impopolarità, in caso di infrazioni al regolamento agisce... non si riserva.
P. S. Qualora, a scioglimento della RISERVA, dovesse passare l'onirica ipotesi della sanzione forte, allora si sanzioni anche il primo comitato, sì quello del I maggio, lo stesso dell'anno scorso che fù ammesso a partecipare alla festa nonostante non in regola con quanto previsto dal regolamento, il comitato anch'esso politicizzato che ha partorito l'ennesimo consigliere della corte, il comitato avvezzo alle pause e alle colazioni facili, sempre più frustrato di non poter eguagliare la forza dei due comitati che lo seguono.
Di il capitano  (inviato il 31/08/2010 @ 23:02:25)
# 3
DA "IL MATTINO2 DEL 01.09.2010
Anita Capasso Brusciano. C’è sconcerto tra la gente di Brusciano per l’aggressione subita dal sindaco, Angelo Antonio Romano, durante la festa dei gigli in onore di sant’Antonio da Padova. Ieri non si faceva altro che parlare di questo in città. «Una festa che si trasforma in una rissa. Non abbiamo parole per l’accaduto», commentano alcuni anziani, seduti fuori a un bar della centralissima via Camillo Cucca. «Ero lì – afferma Angelo Mocerino, un giovane del posto - il sindaco era insieme ai carabinieri. A un certo punto è stato inghiottito dalla folla ed è finito a terra. Cosa sia successo realmente non sono in grado di dirlo. C’era talmente tanta gente». Una folla, composta da supporter che incitavano i comitati a resistere in un’improvvisa gara di abilità che si era generata spontaneamente tra le due paranze, entrambe attardate sul percorso. Il vincitore della gara sarebbe stato il comitato che avrebbe resistito di più, depositando il giglio nella postazione di partenza. In testa c'era il giglio della Gioventù. Il tutto in barba al regolamento dell’ente festa, che oltre a imporre ai comitati un comportamento dignitoso invita a rispettare il significato religioso dell’evento, ispirato a un miracolo ottenuto da una popolana del paese, Zi Cecca De Falco, nel 1875, per la guarigione del figlio morente. Nella rissa il sindaco è finito a terra e si è fratturato il polso: guarirà in trenta giorni. Sull’accaduto è intervenuta l’amministrazione comunale, che in un manifesto condanna l’episodio. «Quello che è accaduto è sinonimo di inciviltà, contrario a ogni spirito religioso dell’evento. Saranno presi dei seri provvedimenti nei riguardi dei comitati Croce e Gioventù». Non si esclude persino l’espulsione dalla prossima ballata del 2010. È lo stesso sindaco, Angelo Antonio Romano, a darne notizia: «Ero intervenuto per invitare i comitati a rispettare le regole e a deporre i gigli. Né più e né meno. A un certo punto sono stato spinto di brutto e sono finito a terra. È giusto che si applichino delle punizioni». A valutare i provvedimenti sarà proprio l’ente festa. «Se si è generato tutto questo – affermano alcune anziane - è perché si è stati fin troppo tolleranti con i comitati che puntualmente si comportano così. Ma poi il sindaco come sperava di riuscire a convincere migliaia di persone?». Intanto il caporale del giglio Croce, Luigi Vallefuoco, dice: «Non c’entriamo con l’aggressione che si è verificata vicino al giglio Gioventùâ€. A far parte del giglio Gioventù, anche il presidente del consiglio Antonio Di Palma: «Non mi sono accorto di nulla. Ci vorrebbe un filmato per stabilire esattamente cosa è avvenuto».
AI BRUSCIANESI, LA GIUSTA CONSIDERAZIONE DI QUANTO DICHIARATO DAL SINDACO, SAREBBERO STATE LE ISTITUZIONI A DENUNCIARE IL FATTO, MA LUI STESSO, MI FA PENSARE?, E POI LA FESTA NON L'HA DISCIPLINATA LUI, PERCHE' I COMITATI SI SONO RIVOLTI CONTRO, E' BENE CHE SAPPIATE, EFFETTIVAMENTE COSA E' ACCADUTO.
IL GIGLIO DELLA GIOVENTU' NON POTEVA USCIRE DA CASAROMANO PERCHE' C'ERA IL GIGLIO DEL PASSO VELOCE, PERCHE' IL SINDACO NON HA FATTO SPOSTARE IL PASSO VELOCE? INFATTI LA GIOVENTU' L'HA DENUNCIATO PUBBLICAMENTE DAL MICROFONO LA DOMENICA STESSA, POI CI SONO LE PROVE.
ALTRA CIRCOSTANZA ANOMALA, SEMPRE LO STESSO SINDACO, SI E' AVVICINATO AL GIGLIO DELLA CROCE E' HA RIFERITO CHE LA NAZIONALE ERA LIBERA E CHE IL GIGLIO DELLA GIOVENTU' NON C'ERA PIU', MA GUARDA CASO, IL GIGLIO DELLA CROCE ALZA ED ARRIVATI ALLO SBOCCO DI VIA CASAROMANO, SI E' DOVUTO FERMARE PERCHE' VI ERA IL GIGLIO DELLA GIOVENTU' FERMO.
TUTTO QUESTO NON E' STRANO?, PERCHE' IL SINDACO NON ESCE ALLO SCOPERTO E DICA EFFETTIVAMENTE LA VERITA', PERCHE' VUOLE PASSARE PER UNA VITTIMA, FORSE PER COLPA DEL 29 SETTEMBRE DATA DELLA SENTENZA?
A VOI LE GIUSTE VALUTAZIONI.
Di osservatore bruscianese  (inviato il 01/09/2010 @ 17:17:50)
# 4
nessuno gli dovrebbe dare piu'niente.....
gli facomodo anche al sindaco perche' e' lui
lartefice di questa violenza della festa....
ma sta' quasi alla frutta con la sua cricca
di amministrazione...
Di nicola....  (inviato il 02/09/2010 @ 22:34:16)
# 5
ho l'impressione che tutti vogliono evidenziare gli errori altrui per nascondere meglio le proprie deficinze.....la chiamate ancora festa dei gigli,in onore di s'antantonio.....questa e' la festa di nullafacenti,straccioni e delinquenti,che ne approfittano di un momento sacro e popolare,per campare un anno intero ai danni della popolazione.....di onesto in questa manifestazione,c'e' solo che tutti sanno,tutti vedono,tutti tacciono....SE LO VUOLE IL POPOLO...VIVA IL POPOLO....e che nessuno si lamenti<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<
Di miriam  (inviato il 03/09/2010 @ 15:46:04)
# 6
Angelo Antonio Romano come Franceschiello (Francesco Ferdinando II di Borbone).
La sua idea della politica, l'arte del governare il popolo: FESTA, FARINA e FORCA.
Di il capitano  (inviato il 03/09/2010 @ 18:47:59)
# 7
la festa non esiste piu'.....i veri valori per cui nacque sono stati tutti stravolti,da amministratori avventurieri,e personaggi che della vita sociale bruscianese non hanno niente a che vedere....
Di sara m.  (inviato il 06/09/2010 @ 11:13:00)
# 8
La Festa ?
Ma quale festa ..solo violenza arroganza e rumore...
Un manipolo di stracciafacenti sperperano i soldi dei Bruscianesi .
Per costoro la festa non finisce mai, ogni occasione è buona per gozzovigliare ,feste festicciole ,pranzi e pranzetti ,fuochi e banda di musica per tutto l’anno. Tanto tutto si paga con i soldi dei Bruscianesi.
Di ilnolano  (inviato il 06/09/2010 @ 19:46:08)
# 9
Sul vero significato della festa. Forse non tutti sanno che la festa dei gigli, è una festa antichissima, nata prima ancora della venuta di Cristo. Essa nasce pagana, come simbolo di propserità e fertlità (il trasporto del maio, nelle feste agresti, come simbolo fallico della fecondità). Con l’avvento della religione Cristiana, il rito pagano fù eliminato e nel caso di specie Cristianizzato. E la città di Nola, massima espressione della religiosità della festa, conserva ancora un Vico cd. "piciocchi" così soprannominato per una antica famiglia che vi abitava, anche se il tremine "piciocca" nel linguaggio volgare sta ad indicare il sesso femminile. Forse, col decadimento dei valori cristiani, assistiamo al riemergere del suo significato originario (Il festeggiare e il gozzovigliare tipico dei riti pagani).
Di per chi suona la campana  (inviato il 07/09/2010 @ 01:34:45)
# 10
IL RE DEL BIDONE GRANDE MAGO LADRONE,DARA' TANTI POSTI ALL'OSPEDALE DEL FURLONE!!!NATURALMENTE A QUALCHE SUO ADEPTO COGLIONE!!!CHE CREDE ANCORA IN QUESTA AMMINISTRAZIONE,CHE HA PORTATO IL PAESE NEL GRANDE BARATRO DELLA DELUSIONE!!!NELLA NOSTRA AMATA FESTA DEI GIGLI VOLEVA PORTARE PACE A DUE COMITATI MASCALZONI,MA HAI ME'HA PRESO SOLTANTO UN GRANDE PALIATONE,CON GRANDE ILARITA' DELLA POPOLAZIONE!!!SPERIAMO CHE PRESTO SI APRIRA' QUEL PORTONE,COSI CI LIBEREREMO DI QUESTO ACERRIMO IMBROGLIONE!!!FORZA BRUSCIANO,SEI CAMPIONE!!! : - P
Di Pasquino  (inviato il 07/09/2010 @ 12:47:11)
# 11
ABBIAMO POCO DA FESTEGGIARE...
Lo scandalo della democrazia
di ROBERTO SAVIANO
DUE pistole che sparano, le pallottole che colpiscono al petto, un agguato che sembra essere anche un messaggio. Così uccidono i clan. Così hanno ucciso Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, in provincia di Salerno. Si muore quando si è soli, e lui - alla guida di una lista civica - si opponeva alle licenze edilizie, al cemento che in Cilento dilaga a scapito di una magnifica bellezza. Ma Angelo Vassallo rischia di morire per un giorno soltanto e di essere subito dimenticato.

Come se fosse normale, fisiologico per un sindaco del meridione essere vittima dei clan. E invece è uno scandalo della democrazia. Del resto - si dice - è così che va nel sud, accade da decenni. "Veniamo messi sulla cartina geografica solo quando sparano. O quando si deve scegliere dove andare in vacanza", mi dice un vecchio amico cilentano. In questo caso le cose coincidono. Terra di vacanze, terra di costruzioni, terra di business edilizio che "il sindaco-pescatore" voleva evitare a tutti i costi.

Questa estate è iniziata all'insegna degli slogan del governo sui risultati ottenuti nella lotta contro le mafie. Risultati sbandierati, urlati, commettendo il grave errore di contrapporre l'antimafia delle parole a quella dei fatti. Ma ci si deve rendere conto che non è possibile delegare tutto alle sole manette o al buio delle celle. Senza racconto dei fatti non c'è possibilità di mutare i fatti.

E anche questa storia meritava di essere raccontata assai prima del sangue. Forse il finale sarebbe stato diverso. Ma lo spazio e la luce dati alla terra dei clan sono sempre troppo pochi. I magistrati fanno quello che possono. I clan dell'agro-nocerino in questo momenti sono tutti sotto osservazione: quelli di Scafati capeggiati da Franchino Matrone detto "la belva", o gli uomini di Salvatore Di Paolo detto "il deserto", quelli di Pagani capeggiati da Gioacchino Petrosino detto "spara spara", il clan di Aniello Serino detto "il pope", il clan Viviano di Giffoni, i Mariniello di Nocera inferiore e Prudente di Nocera superiore, i Maiale di Eboli.

Il fatto è che il Cilento, terra magnifica, ha su di sé gli occhi e le mani delle organizzazioni criminali che, quasi fossero la nemesi della nostra classe politica, eternamente in lotta, si scambiano favori, si spartiscono competenze pur di trarre il massimo profitto da una terra che ha tutte le caratteristiche per poter essere definita terra di nessuno e quindi terra loro. I Casalesi sono da sempre interessati all'area portuale, così come i Fabbrocino dell'area vesuviana hanno molti interessi in zona. Giovanni Fabbrocino, nipote del boss Mario Fabbrocino, gestisce a Montecorvino Rovella, un paesino alle soglie del Cilento, la concessionaria della Algida nella provincia più estesa d'Italia, il Salernitano appunto. Il clan Fabbrocino è uno dei più potenti gruppi camorristici attualmente noti e intrattiene legami con i calabresi.

Oggi le 'ndrine nel Salernitano contano molto di più e hanno interessi che vanno oltre lo scambio di favori. Il porto di Salerno, su autorizzazione dei clan di camorra, è sempre stato usato dalle 'ndrine per il traffico di coca, soprattutto da quando il porto di Gioia Tauro è divenuto troppo pericoloso. Il potentissimo boss di Platì Giuseppe Barbaro, per esempio, è stato catturato a dicembre 2008 mentre faceva compere natalizie a Salerno. In tutto questo, il cordone ombelicale che ha legato camorra e 'ndrangheta porta un nome fin troppo evidente: A3, ovvero autostrada Salerno-Reggio Calabria. Nel Salernitano sono impegnate diverse ditte dalla reputazione tutt'altro che specchiata. La "Campania Appalti srl" di Casal di Principe avrebbe dovuto costruire le strade intorno al futuro termovalorizzatore di Cupa Siglia. L'impresa delle famiglie Bianco e Apicella è stata raggiunta da un'interdittiva antimafia dopo le indagini della sezione salernitana della Direzione Investigativa Antimafia. Secondo gli investigatori, l'impresa rientra nel giro economico del clan dei Casalesi ed è nelle mani di uomini vicini a Francesco Schiavone.

È così diverso oggi dagli anni '80 e '90? Di che territorio stiamo raccontando? Di una Regione dove per la gare d'appalto per la raccolta rifiuti bisogna chiamare una impresa ligure perché in Campania non se ne trova una che non abbia legami con la camorra. Nemmeno una. Se da un lato si arresta dall'altro lato non c'è affatto una politica che tenda a interrompere il rapporto con le organizzazioni criminali. L'attuale presidente della provincia di Napoli Luigi Cesaro, soprannominato "Gigino a' purpetta" (Luigino la polpetta), fu arrestato nel 1984 in un'operazione contro la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. Nel 1985 il Tribunale di Napoli condannò Cesaro a 5 anni di reclusione "per avere avuto rapporti di affari e amicizia con tutti i dirigenti della camorra napoletana fornendo mezzi, abitazioni per favorire la latitanza di alcuni membri, e dazioni di danaro". Nel 1986 in appello il verdetto fu ribaltato e Cesaro venne assolto per insufficienza di prove. La decisione fu poi confermata dalla Corte di Cassazione presieduta dal noto giudice ammazza sentenze Corrado Carnevale. Ma, come ha raccontato L'Espresso, nonostante Cesaro sia stato scagionato dalle accuse, gli stessi giudici che lo hanno assolto hanno stigmatizzato il preoccupante quadro probatorio a suo carico. Durante il processo, in aula, furono infatti confermati gli stretti rapporti che l'attuale presidente della provincia di Napoli intratteneva con i vertici della Nco (incluso don Raffaele Cutolo). Si parlava di una "raccomandazione" chiesta a Rosetta Cutolo, sorella di Raffaele, per far cessare le richieste estorsive di Pasquale Scotti, personaggio tuttora ricercato ed inserito nell'elenco dei trenta latitanti più pericolosi d'Italia. (Consiglio caldamente di fare una piccola ricerca su youtube per "Luigi Cesaro esilarante", ascolterete un monologo del presidente della provincia che sarà più eloquente delle mie parole).

Tutto questo non si può tacere. E chi lo tace è complice. Mi viene da chiedere a chi in questo momento sta leggendo queste righe se ha mai sentito parlare di Federico Del Prete, sindacalista ucciso nel 2002 a Casal di Principe. Se ha mai sentito parlare di Marcello Torre, sindaco di Pagani ucciso nel 1980 perché cercava di resistere a concedere alla camorra gli appalti per la ricostruzione post terremoto. E di Mimmo Beneventano vi ricordate? Consigliere comunale del Pci, trentadue anni, medico, fu ucciso nel 1980 a Ottaviano per ordine di Raffaele Cutolo perché ostacolava il suo dominio sulla città. E di Pasquale Cappuccio? È stato consigliere comunale del Psi, avvocato, ucciso nel 1978 sempre a Ottaviano. E Simonetta Lamberti, uccisa a Cava dei Tirreni nel 1982. Aveva dieci anni e la sua colpa era essere la figlia del giudice che andava punito. Le scariche del killer raggiunsero lei al posto del loro obiettivo. Qualcuno di questi nomi vi è noto? Temo solo ad addetti ai lavori o militanti di qualche organizzazione antimafia. Questi nomi sono dimenticati. Colpevolmente dimenticati. Come, temo, lo sarà presto quello di Angelo Vassallo. Ai funerali di Antonio Cangiano, vicesindaco di Casal di Principe gambizzato dalla camorra nel giugno 1988 e da allora costretto sulla sedia a rotelle, non c'era nessun dirigente della sinistra. Tutto sembra immobile in territori dove non riusciamo nemmeno a ottenere il minimo, l'anagrafe pubblica degli eletti per sapere esattamente chi ci governa.

Le indagini sull'omicidio di Angelo Vassallo vanno in tutte le direzioni, si sta scavando nel passato e nel presente del sindaco. Perché, come mi è capitato di dire altrove, in queste terre quando si muore si è sottoposti a una legge eterna: si è colpevoli sino a prova contraria. I criteri del diritto sono ribaltati. E quindi già iniziano a sentirsi voci di ogni genere, ma nulla tralascerà la Dda. L'aveva scritto Bruno Arpaia (non a caso nato a Ottaviano) nel suo bel libro Il passato davanti a noi, che mentre i militanti delle varie organizzazioni della sinistra extraparlamentare sognavano Parigi o Pechino per far la rivoluzione e scappavano a Milano a occupare università o fabbriche, non si accorgevano che al loro paese si moriva per un no dato ad un appalto, per aver impedito a un'impresa di camorra di fare strada.

È in quei posti invisibili, apparentemente marginali che si costruisce il percorso di un Paese. Tutto questo non si è visto in tempo e oggi si continua a ignorarlo. La scelta del sindaco in un comune del Sud determina l'equilibrio del nostro Paese più che un Consiglio dei ministri. Al Sud governare è difficile, complicato, rischioso. Amministratori perbene e imprenditori sani ci sono, ma sono pochi e vivono nel pericolo.

In queste ore a Venezia verrà proiettato sul grande schermo "Noi credevamo" di Mario Martone, una storia risorgimentale che parte proprio dal Cilento, dal sud Italia. Forse in queste ore di sgomento che seguono la tragedia del sindaco Angelo Vassallo vale la pena soffermarsi sull'unico risorgimento ancora possibile che è quello contro le organizzazioni criminali. Un risorgimento che non deve declinarsi come una conquista dei sani poteri del Nord verso i barbari meridionali: del resto è una storia che già abbiamo vissuto e che ancora non abbiamo metabolizzato. Ma al contrario deve investire sul Mezzogiorno capace di innovazione, ricerca, pulizia, che forse è nascosto ma esiste. Deve scommettere sulla possibilità che il Paese sappia imporre un cambiamento. E che da qui parta qualcosa che mostri all'intera Italia il percorso da prendere. È la nostra ultima speranza, la nostra sola risorsa. Noi ci crediamo.


Di ilnolano  (inviato il 07/09/2010 @ 16:36:12)
# 12
Festa dei gigli 2010. Gli attuali rappresentanti dei gigli dimenticano che in data 06/04/2009 è stato approvato dal consiglio comunale il regolamento dei gigli. Art.18 oltre al precorso, per la processione precisa gli orari: tassativamente non oltre le ore 10,30 iniziare di mattina per poi sospenderla alle ore 14,00, ripresa pomeridiana è fissato tassativamente alle ore 18,30 il termine ultimo è fissata tassativamente alle ore 04,00 del Lunedì per consentire la pulizia delle strada.Oltre qualche sosta per 15 minuti durante il percorso e 45 minuti per il panino alla paranza.Domanda i comitati hanno rispettato gli orari questo regolamento? Anzi fanno una trasmissione televisiva ridicola.Giusto l'intervista del Sindaco abbiamo 40 moggi per non prolungarmi. I rappresentanti dei gigli che decantano tanto,lo fanno per il popolo di Brusciano,non hanno avuto rispetto del popolo di Brusciano che grazie anche a loro del contributo.In ultimo il sindaco quale persona responsabile e presidente della Commissione di Vigilanza con giusto intervento si ritrova in una ressa e non rissa, quale è venuto a mancare il rispetto alle istituzioni.Come hanno precisato nella diretta televisiva che sono UOMINI...... gli uomini rispettano le leggi
Di Anonimo  (inviato il 07/09/2010 @ 18:18:16)
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